Palazzo Bernabei venne progettato dal pittore e architetto assisano Giacomo Giorgetti nella metà del 1600, per gli eredi del Vescovo Francesco Sperelli.
L’edificio, che si articola su tre piani, si sviluppa intorno a un grande cortile centrale rivestito da una serie di colonne e archi. Il porticato che vi corre intorno è decorato con affreschi e sculture. L’ingresso principale al palazzo è costituito da un grande arco, fiancheggiato da due archi più piccoli. L’interno della struttura è decorato con una serie di affreschi, sculture e altre opere d’arte.
Al primo piano troviamo una grande sala di accoglienza, una biblioteca e delle stanze più piccole in sequenza. Il secondo piano ospita diverse camere da letto, mentre al terzo si trovano numerosi appartamenti privati.
Nel 1881 Palazzo Bernabei fu concesso ai padri cappuccini dal principe romano Alessandro Torlonia e dal 1926 è sede della curia provinciale dei cappuccini dell’Umbria. Nel 1928 divenne sede del Museo francescano, una importante raccolta iconografica di dipinti, disegni e stampe di soggetto francescano, trasferita poi a Roma nel 1955. Dal 1972 vi è annesso il Museo Missionario degli Indios dell’Amazzonia (MUMA) e dal 1993 è anche sede del Dipartimento di Economia del Turismo dell’Università degli Studi di Perugia.
Audioguida: no
Visite guidate: no
Servizi igienici: sì
Infopoint: sì
Shop: no
Punti Ristoro: no
Guardaroba: no
Accessibilità: accessibile
Orario:
aperto dal lunedì al venerdì durante l’orario universitario;
sabato e domenica chiuso.
Biglietto: gratuito.
Via San Francesco, 19
Palazzo Bernabei si trova quasi alla fine di via San Francesco, non lontano dalla Basilica di San Francesco.
A piedi: l’edificio è facilmente raggiungibile a piedi da ogni punto della città.
In bus: a 550 metri dalla fermata della linea C, San Francesco, in Piazza Giovanni Paolo II; a 250 metri dalla fermata della linea A-B, Porta S. Giacomo.
In macchina: solo i veicoli autorizzati possono accedere al centro storico di Assisi. Il parcheggio più vicino è quello a pagamento di Giovanni Paolo II.