Una sensazione che riporta indietro nel tempo, al terribile periodo della seconda guerra mondiale quando sfollati da ogni parte d’Italia e d’Europa arrivarono nella città serafica per cercare aiuto. La mostra, ideata e curata da Marina Rosati, con i testi di Annabella Donà e realizzata dall’Opera Casa Papa Giovanni, fondazione della Curia di Assisi, è costituita da documenti inediti, foto, riconoscimenti, saggi e oggetti su quel periodo storico e sui vari personaggi che si spesero in prima persona per salvare gli ebrei. Si parla di Don Aldo Brunacci, già fondatore dell’Opera Casa Giovanni che negli anni ha mantenuto viva questa memoria, dell’allora vescovo monsignor Giuseppe Placido Nicolini che tirò le fila dell’organizzazione clandestina che, spontaneamente, si era venuta a creare, di padre Rufino Niccacci, frate minore, padre guardiano del convento di San Damiano, del podestà di Assisi Arnaldo Fortini, del colonnello tedesco Muller, degli ordini religiosi, del frate conventuale padre Michele Todde e tutti gli altri che si prodigarono per salvare la vita a tante persone, destinate altrimenti alla deportazione.
Uno spazio importante è ovviamente dedicato anche a Luigi e Trento Brizi, i tipografici assisani che stamparono i documenti falsi per gli ebrei ed insieme ad immagini e riconoscimenti è esposta anche l’antica macchina tipografica con cassettiere, taglierina e timbri. Questa unione corale di intenti e di sforzi fece di Assisi un punto di riferimento importante, dimostrando quella fraternità francescana che le è propria.
La mostra, tutta in doppia lingua (italiano-inglese) oltre agli scritti, prevede anche una parte video con le interviste ad alcuni dei protagonisti, raccolte prima della loro scomparsa, che raccontano direttamente cosa fecero per salvare gli ebrei, oltre a degli approfondimenti sul periodo storico.
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