Il nostro percorso parte dal piazzale antistante la Basilica Superiore di San Francesco, a destra della quale si trova un passaggio lungo il muro che delimita l’area boschiva.
L’area sulla quale sorge la Basilica, secondo la tradizione, era denominata colle dell’Inferno, poiché era utilizzata come rifugio da briganti e malviventi. Tuttavia, dopo la costruzione della chiesa e grazie alla riqualificazione del bosco compiuta da Francesco con il suo peregrinare spirituale in questo luogo, venne poi ribattezzata colle del Paradiso.
La prima parte di questo sentiero è chiamata Selva di San Francesco, proprietà del Sacro Convento, e la seconda parte è propriamente il Bosco di San Francesco, bene FAI dal 2008.
Iniziato il percorso, si viene subito accolti da un’opera simbolica dal carattere universale: la Campana della Pace, realizzata nel 1986 in occasione della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo tenutasi ad Assisi alla presenza di Papa Giovanni Paolo II. La struttura, composta da quattro pilastri che sorreggono degli archi in metallo dai quali pende una campana, rappresenta l’unione delle quattro religioni mondiali, Cristianesimo, Islam, Ebraismo e Buddismo, nella richiesta e l’auspicio di un mondo senza più guerre. Il visitatore può rompere il silenzio circostante provando a battere un tocco della campana, entrando in comunione con lo spirito dell’opera.
Continuando a scendere, sulla sinistra si trovano una serie di statue collegate al tema della pace e del rispetto degli esseri umani, regalate nel tempo ai frati minori conventuali.
Il percorso nel quale a mano a mano ci si addentra lascia lontani i rumori della città e avvolge nel suono della natura, caratterizzata dal cinguettio degli uccellini e dagli alberi che si distendono al sole. Qui sembra quasi di potersi connettere alla vita semplice e ricca del Santo di Assisi. Oltrepassato il muro trecentesco che separa la Selva dal Bosco, si inizia a sentire anche lo scorrere dell’acqua poco sotto, ben visibile, infine, dal Ponte dei Galli.
Arrivati a valle, troviamo ciò che resta dell’Ospedale del Ponte dei Galli, un’antica struttura già attiva alla metà del XIII secolo, che, alla fine di quest’ultimo, passò dalla gestione dei frati a quella delle monache benedettine. L’ospedale aveva la funzione di accogliere e dare ristoro a pellegrini di passaggio, poveri e malati. Il monastero aveva un orto per il sostentamento e il vicino torrente Tescio forniva l’acqua necessaria alle esigenze quotidiane.
Una piccola chiesetta in stile romanico, dedicata alla Santa Croce, arricchisce il complesso.
Il giardino antistante l’edificio si presta molto bene a un momento di riposo, distesi sotto i raggi del sole in una bella giornata di primavera.
Da qui si può procedere sul sentiero che costeggia il Tescio sul lato destro, lungo il quale si trovano tracce delle calcinaie, fosse interrate per la cottura delle pietre e la produzione della calce.
A fine percorso si apre una radura dalla quale poter ammirare il lato nascosto dell’imponente Rocca Maggiore, fortezza militare che domina la città di Assisi dall’alto del colle, immergendosi letteralmente nel Terzo Paradiso, land art di Michelangelo Pistoletto. Quest’opera, realizzata e donata al FAI nel 2010, è composta da 121 ulivi disposti in un infinito a tre cerchi che vuole simboleggiare l’unione tra il mondo naturale e quello artificiale, tesi a un futuro di trasformazione della società e a una nuova fase dell’umanità.
Per meglio cogliere il segno e la forma del tracciato si può salire nella vicina Torre Annamaria, una costruzione trecentesca con funzione difensiva di un opificio.
Da qui, infine, si può tornare indietro a Santa Croce attraversando il torrente e seguendo il tracciato sull’altro lato, fino all’edificio di un antico mulino risalente al XII secolo.
Il percorso è dotato di spazi per allestire un piccolo pranzo al sacco e godere dei piaceri del verde circostante.